“True and false collection“ è uno degli argomenti più a lungo dibattuti in ambito equestre. Infatti la riunione è alla base di qualsiasi disciplina sia inglese che americana, essa è il fondamento dell’equitazione. Spesso però risulta difficile stabilire cosa sia naturale per un cavallo e cosa non lo sia. L’equitazione classica è negli ultimi tempi sempre più accusata di essere coercitiva e di non rispettare la salute del cavallo, ma come in tutte le cose il modo più costruttivo di approcciare un problema è analizzarne i dettagli e le sfumature. Ora, conveniamo tutti sul fatto che il cavallo probabilmente spenderebbe il proprio tempo più felicemente a pascolare su prati erbosi e non a portare in giro un umano con una sella. Assodato questo e lasciati alle spalle desideri naturalisti estremi di non praticare più l’equitazione, sarebbe opportuno capire il perché di un concetto fondamentale come la riunione e quali sono gli errori più comuni. Prima di ciò tuttavia, vorrei chiarire la differenza tra naturale ed ergonomico, normale e biomeccanicamente efficiente. Se osserviamo un cavallo muoversi e correre liberamente in paddock sicuramente non lo troveremo riunito (la definizione di riunito verrà data in seguito ndr); allo stesso modo se osserviamo delle persone fare jogging al parco fatichiamo a trovare qualcuno che abbia un’innata eleganza o portamento perché molti hanno dei difetti posturali o di andatura legati a conformazioni imperfette o brutte abitudini. Quindi quello che può essere naturale per un individuo che sia bipede o quadrupede può non essere funzionale per un’attività sportiva. Con il termine funzionale intendo ergonomicamente corretto ovvero quella condizione in cui il corpo esprime al pieno delle sue potenzialità la capacità di muoversi nello spazio. Questa condizione si realizza quando il cavallo viene riunito ovvero quella che nei testi di alta scuola o dressage viene definita “collection” e rappresenta il modo che sfrutta al massimo la biomeccanica del cavallo e che esalta la sua coordinazione, il suo equilibrio, la sua forza. Un cavallo riunito è un cavallo “on the bit” ossia un cavallo leggero nell’imboccatura, fluido nei movimenti e comodo da montare. Sì perché non stiamo parlando semplicemente di un animale che si muove nello spazio, ma di uno che ha sopra le sue vertebre toracolombari una sella e un cavaliere che lo conduce e gli richiede dei movimenti specifici. Di conseguenza ad un cavallo non si richiede semplicemente di muoversi nel modo più economico nello spazio ma di sorreggere il peso di una sella e di un cavaliere e non soccombere a questa pressione sulla colonna. La colonna vertebrale è una struttura flessibile e sul tratto toracolombare grava ben il 57% della sua massa, il quale è rappresentato dall’addome e dai suoi visceri. Proprio su questo tratto si inserisce il cavaliere ed è facile comprendere il carico a cui la sua schiena è sottoposta. Ricordiamoci poi che la schiena è anche un filtro emozionale e la muscolatura della topline tende a contrarsi assumendo curvatura concava quando il cavallo è impaurito o nervoso anziché allungarsi e diventare convessa. I muscoli della schiena dovrebbero infatti rilassarsi e non contrarsi per contrastare l’insellamento derivante dal peso del cavaliere. E’ infatti la convessità e non la concavità a dare solidità alla colonna vertebrale e la flessione della colonna permette al cavallo di non soccombere a questo peso. Si tratta di una vera e propria questione di fisica. Se osserviamo un antico ponte romano risulta chiaro come la curvatura dell’armilla e della volta contribuisse a dare stabilità alla struttura perché permetteva un’ottimale distribuzione delle forze. La stessa cosa accade alla schiena del cavallo, la quale ha bisogno di flettersi per essere resistente. Per questo è fondamentale addestrare un cavallo già nelle prime fasi a rilassare ed allungare la muscolatura della schiena. Non servirà a nulla simulare un cavallo riunito e mascherare la mancanza di una corretta flessione della colonna con il solo arrotondamento del bacino e magari l’abbassamento forzato della testa. Potrà avere anche un suo significato estetico ma non è biomeccanicamente corretto perché manca il ponte che sostiene il cavaliere definito in equinestudies.org come “bridge of engagement” e di fatto non si può alleggerire il treno anteriore. La flessione della colonna non è perciò il risultato della contrazione di alcuni muscoli ad es il longissimus dorsi, ma il suo allungamento passivo in quanto si rilassa e scarica la tensione. Questo è reso possibile dalla flessione dell’articolazione lombosacrale per azione dei muscoli ileo-psoas e retto dell’addome con l’azione passiva del semitendinoso per cui il longissimus dorsi si stira fungendo quasi da legamento mentre il legamento dorsale anch’esso si allunga e la colonna viene spinta verso l’alto. Con la riunione il cavallo utilizza la forza propulsiva originata e sostenuta dal treno posteriore in modo da sottrarre peso a quello anteriore così gli anteriori saranno leggeri e liberi di compiere le manovre di stop, volte, transizione delle andature ecc… Quando il cavallo sosta però, più della metà del suo peso grava sugli anteriori e non è corretto pensare che il cavallo si muova semplicemente spostando il suo baricentro in avanti e spingendo con tutti i quattro arti in egual modo. Al contrario può essere equiparato ad un mezzo con due ruote motrici e a trazione posteriore. Sul blog http://www.sustainabledressage.net/collection/true_collection.php viene fatto l’analogia con un uomo che spinge una carriola dove la propulsione viene dalle gambe dell’uomo e trasmessa a quest’ultima attraverso le braccia e i manici. Questa dinamica è molto efficiente in quanto permette al cavallo di accelerare con facilità utilizzando gli arti anteriori per fermarsi e come perno nelle sterzate. Anche visivamente ci accorgiamo che gli anteriori non hanno la stessa muscolatura dei posteriori. Quella di quest’ultimi è molto più sviluppata proprio perché devono generare potenza e dare l’impulso del movimento al corpo mentre i muscoli degli anteriori servono per sollevarli, spostarli in avanti e mantenere il baricentro. Purtroppo molti sono falsamente convinti di poter definire un cavallo riunito un cavallo con la testa bassa e sono altrettanti i cavalieri che negli anni hanno cercato la riunione con l’ausilio di redini e di imboccature e dispositivi vari per abbassare la testa del cavallo. Tirare il mento del cavallo verso il suo petto non è riunione! Non c’è niente di più scorretto e pericoloso per la salute del cavallo e, al contrario non ci porta ad avere né ora né in futuro un cavallo agile e morbido ai nostri comandi. Sicuramente un cavallo riunito non ha la testa al vento ma questo si realizza non per azione della mano ma come conseguenza naturale dell’arrotondamento del bacino e dall’allungamento della schiena. Il collo infatti non si deve accorciare ma bensì allungare andando a sollevare le ultime vertebre cervicali. Quest’ultime formano una “U” con le prime toraciche. Al di sotto di questa si trova il muscolo longus colli che insieme allo scaleno va ad innalzare la base del collo aumentando gli spazi intervertebrali e fa in modo che questo assuma una posizione a telescopio. Dal momento che le vertebre cervicali sono collegate al resto della colonna quest’azione sarà favorita dall’arrotondamento delle lombari e dal rilassamento dei muscoli del dorso. Se il cavallo si muove in modo ottimale rilassa la nuca per far scendere il naso verticale al terreno e non verso il petto. Sotto l’azione della mano invece si fanno contrarre i muscoli superiori del collo come il romboide e il trapezio che lo fanno accorciare. Questo è evidente in quei cavalli con un enorme sviluppo della muscolatura del collo soprattutto a livello di nuca. Se poi si utilizzano abbassatesta o martingale i muscoli della nuca continueranno progressivamente a contrarsi e accorciarsi e al contrario il cavallo passerà tutto il tempo ad opporsi a questa trazione alzando ancora di più la testa, enfatizzando la forma ad “S” e facendo sprofondare il torace; per questo motivo non andrebbero mai usati. Le imboccature poi idealmente servono solo nelle prime fasi di addestramento quando il longus colli e lo scaleno devono svilupparsi. La mano del cavaliere dovrebbe sempre andare verso la bocca del cavallo e mai opporre resistenza passiva e la loro più leggera azione saprà comunicare direttamente coi i suoi piedi, fintanto che un giorno il cavallo potrà essere guidato con il solo ausilio del peso e ci sarà un’intesa perfetta del binomio. Tutto questo è true collection o vera riunione; il resto sono coercizioni inutili e dannose, ovvero false collection.